Carla Fracci.

29 Maggio 2021 - - Autore @ Marta Jaconisi

In un fil rouge malinconico che risuona a tempo di musica, questa settimana diamo l’addio a un’altra grande stella italiana: dopo la scomparsa di Franco Battiato, questa volta a lasciarci orfani di un po’ di storia è Carla Fracci, scomparsa il 27 maggio 2021 a 84 anni. Si spegne dunque la luce brillante dell’inconfondibile étoile italiana che ha incantato con la sua leggiadria intere generazioni di appassionati e non solo.

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Nata il 20 agosto 1936 a Milano, Carla Fracci, all’anagrafe Carolina, si è formata al Teatro alla Scala di Milano, che, in via eccezionale, allestirà per lei il foyer del teatro come camera ardente, in tributo a una delle sue più grandi artiste.

Con enorme talento e duro lavoro, la ballerina ha incantato i palcoscenici internazionali, ballando nel Royal Ballet di Londra, nel Balletto di Stoccarda e nel Balletto reale svedese, rivestendo magnificamente soprattutto i ruoli drammatici di Giselle, Giulietta e Francesca da Rimini, per citarne solo alcuni.

Ma Carla Fracci è anche un’étoile della vita, che ha attraversato in punta di scarpette quasi senza far rumore, ma provocando terremoti di emozioni: lo testimoniano le toccanti relazioni con Laura Biagiotti ed Eugenio Montale, che le hanno dedicato, nel tempo, tributi commoventi.

La relazione fraterna con la stilista è cominciata negli anni ’80, quando la ballerina aveva cominciato a vestirsi Biagiotti in boutique, finché il rapporto si è approfondito e nel 1999 Fracci ha sfilato per Biagiotti nel Piccolo Teatro di Milano.

L’amicizia tra le due, intima e profonda, ha assecondato la passione della ballerina per il bianco, il colore del quale amava fasciarsi e che avvolgeva la sua figura al punto da renderla diafana e quasi impalpabile. Per il suo 80esimo compleanno, la stilista le aveva donato 80 splendide rose bianche.

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È stato nel 1969 che Carla Fracci ha cominciato a vestirsi di bianco, in concomitanza con la sua gravidanza, sulla quale voleva, per sua stessa ammissione, mantenere il riserbo.

Ed è nello stesso anno che Eugenio Montale le dedica una poesia,“La danzatrice stanca”, in cui si augura che possa tornare a danzare come e meglio di prima. Nelle parole del poeta, emergono la leggiadria e il fascino che hanno contraddistinto la nostra splendida prima ballerina, le stesse caratteristiche con cui la ricorderemo per sempre, inevitabilmente.

Arrivederci, Carla, e buon viaggio, così ora

“(…)potrai

rimettere le ali non più nubecola

celeste ma terrestre e non è detto

che il cielo se ne accorga.”

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