Federico Fellini

27 Gennaio 2020 - - Autore @ Fiorenzo

Federico Fellini: il visionario realista.

Federico Fellini è Nato a Rimini il 20 gennaio 1920. Figlio di contadini dell’appennino Tosco Emiliano.  Prima Vignettista, poi scrittore e sceneggiatore. Da qui tutto si racconta, la sua vita, i suoi film, il suo talento, le sue visioni.

«La volpina dev’essere un gatto! Io voglio un gatto!» diceva Federico Fellini al suo compositore di fiducia, Giovanni ‘Nino’ Rota, nel “Diario segreto di Amarcord”, il simpatico backstage del film da premio Oscar firmato proprio dall’immenso regista italiano. Proprio di lui, Fellini, maestro del cinema, abbiamo celebrato la scorsa settimana il centesimo anniversario dalla nascita, avvenuta il 20 gennaio del 1920 a Rimini, e nella sua strabiliante esistenza ci addentreremo nel tentativo di cogliere almeno un ricordo, se non il cuore, di colui che ha insegnato al mondo a fare cinema.

La frase in apertura ci svela un universo fantastico, intricato, contraddittorio: Fellini voleva che la volpina fosse un gatto, e nessun suo collaboratore si sarebbe sognato di contraddirlo; e chi avrebbe potuto farlo dopo tre premi Oscar? La strada del 1957, Le notti di Cabiria del 1958, 8½ del 1964; peraltro anche con Amarcord del 1975 avrebbe poi ottenuto «il premio supremo» nel mito del cinema, come lo definiva Fellini. Una parabola professionale eccelsa, coronata infine, poco prima della morte, con un altro Oscar, forse il più emozionante: quello alla carriera assegnatogli nel 1993 e consegnatogli dalle mani di Sophia Loren e Marcello Mastroianni davanti alla commossa moglie Giulietta Masina.

E da quella testa piena di immagini (non dimentichiamo gli inizi da vignettista di Fellini), di parole, di storie, sono nate alcune tra le pellicole più affascinanti e senz’altro indimenticabili della cinematografia italiana ma non solo. Persino gli americani, con i quali il cinema fino a Fellini aveva sostanzialmente coinciso, sono stati ispirati e abbagliati dalla maestria del visionario riminese: Martin Scorsese riconosce il suo modo di osare «nelle fantasie e i terrori e le nostalgie infantili che ci portiamo dietro come esseri umani, sapeva riconoscerli, dargli forma e vita sullo schermo».

Questi particolari universali dell’umanità sono stati incarnati nelle sue pellicole da figure e icone indimenticabili: non è un caso che l’Oscar alla carriera gli sia stato consegnato, come anticipato, dai due attori italiani che con lui hanno conosciuto uno slancio definitivo nella loro carriera: Marcello Mastroianni, il bellissimo amante di tutte le donne, e Sophia Loren, l’icona del cinema italiano nel mondo. Rimangono memorabili le sue Muse ispiratrici: dalle biondissime chiome fluenti di Anita Ekbergimmersa nella fontana di Trevi a Roma ne “La dolce vita”, alle altissime acconciature platino di una ì splendida Sandra Milo, peraltro storica amante dello stesso regista. Dalle bionde alle more: una cotonata Claudia Cardinale in sottoveste diafana, che in 8 e mezzo seduce con la frangia “a tendina” alla Brigitte Bardot. Sono diventate tutte, grazie anche alla sapiente maestria di Fellini, immortali protagoniste di un’epoca.

Il genio di Fellini ha saputo rendere indimenticabili scene e personaggi, diventati simboli del grande schermo oltre che prodotti di una profonda sensibilità di uomo, riproposta, in grande stile, nella sua Rimini, dove una mostra dal titolo “Fellini 100. Genio immortale” ne omaggia il ricordo nella cornice di castel Sigismondo fino al marzo 2020, per poi essere ospitata a Roma in aprile e successivamente a Berlino, Mosca e Los Angeles.

Insegnata da un maestro come Federico Fellini, la storia dell’Italia della dolce vita appare più vivida che mai. É dai veri maestri che bisogna imparare, lasciandosi coinvolgere da un immaginario che sappia arrivare dritto al cuore e alla mente; e dalla mente rievocare poi un ricordo quasi nostalgico, per poter dire in romagnolo: “a m’arcord” (“io mi ricordo”).

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